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 Pubblicazione iscritta il 26/03/1983
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        Oltre
        il ragionevole dubbio
 (Il caso Forti)
 
 
          
            | Prefazione
			di Alessandro Costanzo |  
		  
		“Da cento conigli non si fa un cavallo, da cento sospetti non si 
		fa una prova” recita un proverbio inglese.
 Accade a volte che la realtà superi la più fervida delle immaginazioni. 
		E’ allora che gli incubi escono fuori della loro dimensione onirica, 
		trasponendosi nella vita di un uomo per imprigionarla e annullarla per 
		sempre. Si materializzano da una bugia partorita dalla paura, da numeri 
		incomprensibili di una equazione imperfetta, che ha per risultato un 
		movente inesatto, da microscopici granelli di sabbia scaturiti dal 
		niente, per creare un perfetto incastro dell’ambiguità. La verità 
		scompare e cercarla diviene impresa ardua, ma non impossibile per chi è 
		consapevole che vitam inpendere vero è lo stile di esistenza necessario 
		per contrastare quella anomia diffusa, che permea tutte le società, 
		anche le più evolute. Questo libro vuole essere un incontro dialettico 
		fra autore e lettore attraverso un percorso euristico, al fine di 
		dimostrare come il dubbio, se utilizzato senza sofisticazioni, possa 
		ancora risultare un valido strumento della ragione a sostegno della 
		verità. E al tempo stesso, si propone di svelare come l’esercizio del 
		dubbio metodico possa essere gravemente inficiato dalle omissioni. Che, 
		spesso, sommi sacerdoti della persuasione sottile, in una sorta di 
		delirio solipsistico, strumentalizzano come ubi consistam di proprie 
		tesi perverse. L’effetto è quello di far scaturire una volontà unanime 
		fra i membri di una comunità sovrana, chiamata ad emettere un verdetto 
		di vita o di morte. Ma il consenso può fondarsi su un errore e rivelarsi 
		fatale, dal momento che la concordanza d'opinione permette di stabilire 
		che cosa è ritenuto vero, ma non di provare che il contenuto affermato, 
		realmente corrisponde alla realtà.
 Anche la più inoppugnabile forma di amministrazione del diritto, 
		condotta su basi intenzionalmente fuorvianti, rivela pertanto tutta la 
		propria imperfettibilità e la debàcle della giustizia è inevitabile. 
		Resta la speranza di riuscire a trovare un quid risolutivo in un 
		ingranaggio che ha l’effimera consistenza di una tela di ragno. Sempre 
		pronta a catturare gli insetti piccoli, lasciandosi trapassare da quelli 
		grossi, che la bucano e restano liberi. In volo verso gli accecanti e 
		proteiformi riflessi del mondo apparentemente dorato dei ricchi e 
		famosi, dei potenti e intoccabili, che all’esteriorità e alla negazione 
		dell’essere sacrificano, senza dubbio alcuno, la propria umanità.
 
		Continua...
        Prologo
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