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E GENOVA

grida...LA NAUTICA PUO’ SALVARE IL SUD
di Gernano Scargiali

Il salone di Genova ha vissuto i suoi giorni al ritmo di una doppia colonna sonora. La prima riguardava l’ulteriore crescita del grande yachting, a discapito di quello medio, la seconda sottolineava la presa di coscienza del turismo nautico, come business organizzabile e strutturabile su vasta scala.



Il salone di Genova ha vissuto i suoi giorni al ritmo di una doppia colonna sonora. La prima riguardava l’ulteriore crescita del grande yachting, a discapito di quello medio, la seconda sottolineava la presa di coscienza del turismo nautico, come business organizzabile e strutturabile su vasta scala.
L’esordio delle "navi" da diporto nel quartiere fieristico, con l’inaugurazione di un nuovo specchio acqueo protetto, nell’ambito dell’ormai famoso "marina", e con la più massiccia presenza di maxi e fast yacht, era un evento salutato con ottimismo, vista la posizione leader del made in Italy in quel settore ricchissimo, la cui utenza è fatta di magnati e di sceicchi dal portafogli senza limiti.
In tanta crisi, ben vengano quei soldoni, ma il tutto, purtroppo, non fa che riprodurre, su scala nautica, le conseguenze di quella assurda guerra contro il livello del tenore di vita medio, che stiamo subendo e contro la quale il governo nazionale fa meno di zero. Dubitiamo che gli italiani possano ridursi ad un popolo di poveracci, comandati da pochi ricconi in maxi yacht. Questo indica, tuttavia, il trend attuale.
Parliamo adesso del "turismo nautico", un fenomeno che, come sottolinea anche il tecnico Antonio Di Monte, esperto organizzatore di porticcioli turistici nel Meridione, come quello di Capri e quello di Palermo (Marina Villa Igiea), va tenuto distinto sempre più nettamente dal semplice diporto nautico. Di convegni, meeting e tavole rotonde, dall’apparente effetto nullo sulla nostra realtà, è zeppa la storia della nautica italiana. Adesso, però, l’argomento veniva enfatizzato come di impellente soluzione, non già dagli addetti ai lavori, i diretti interessati di sempre, accusati di gravissimo "interesse privato", bensì da Claudio Burlando ministro in carica ai trasporti, alla marina mercantile, ai mille problemi ad essi connessi, fra cui, come un pupazzo brutto, spuntato da chi sa dove, la nautica da diporto. Il buon Claudio, ex primo della classe, con trascorsi giovanili come sindaco di Genova, pur appartenendo ad una matrice politica che non trova se non rarissimi accoliti al salone, conosce il mare da buon genovese e soprattutto, i problemi agitati nel corso di oltre 35 anni alla mostra, rimasta il più bel fiore all’occhiello del calendario cittadino. Come già lo scorso anno, il Ministro è stato applaudito per l’enfasi e per una certa conoscenza dei reali problemi del settore.
Come terreno più fertile, per la crescita del turismo nautico, Burlando ha indicato il Sud e la Sicilia in particolare, notando, fra l’altro, come la Sardegna abbia superato la Liguria, per numero di posti barca ufficialmente censiti e la Sicilia meriti la palma di un primato, avendo realizzato circa 2500 posti barca nel corso dell’ultimo anno. Nessun siciliano ha fiatato, prendendosi gli strani complimenti, che svelano, probabilmente, la qualità ed i ritmi degli "ufficiali censimenti" di cui viene in possesso il governo. Comunque, Burlando agitava con il suo caratteristico fare da tribuno, la necessità urgente di crescere, per sviluppare al più presto le grandi potenzialità del turismo nautico, dato il denaro fresco che esso può portare in Italia, soprattutto in zone per altro verso in ritardo con l’economia, e grazie al notevole "indotto", che crea, e via dicendo. Frattanto, Vela e Motore, una delle riviste milanesi del settore nautico, titolava con "L’oro del sud" un suo inserto a colori di grande formato, incitando tutti a far crescere le attrezzature portuali destinate allo yachting in tutta la Sicilia, onde affrancarla rapidamente dall’assistenzialismo di cui sarebbe, da sempre, oggetto da parte del nord. Questi i concetti che, sicuramente, potrebbero aiutare il sud e la nautica in particolare, anche se tanto balorde risultano le argomentazioni, tanto limitata, proprio da parte della stessa rivista (come si evince da un altro ampio servizio apparso quest’anno), è la concreta conoscenza della Sicilia e delle sua reale consistenza. In fondo, i 2500 nuovi posti barca di Burlando, ufficialmente censiti, da qualche parte, c’è chi deve averli visti. Invece, gli articoli risultano del tipo "Di solo Portorosa vive l’Isola".
Nel complesso, comunque, a Genova si è respirata l’aria ottimista di chi ha imparato a gestire la crisi, dei sopravvissuti, nonostante tutto, che procedono decisi ad amministrare quel che resta del boom della nautica, senza pensare, per dirla con Gozzano, alle rose che non abbiamo raccolto, alle cose che potevano essere e non sono state.

ANDREMO A 4 TEMPI
I nuovi fuoribordo: nel rispetto dei consumi e dell’ecologia

Doveva essere guerra e guerra è stata. Il settore dei motori fuoribordo, tradizionalmente tranquillo, caratterizzato da una pax concorrenziale quasi assoluta, ha visto confermato, al recente salone nautico, il suo attuale fermento. La stampa specializzata non avrà tregua, nei mesi a venire, nel presentare tutti i nuovi modelli che ciascuna casa costruttrice “tirerà fuori”. Si tratta di rivoluzionare tecnologicamente l’intera gamma di produzione e la marcia verso il rinnovamento è già pienamente iniziata.
L’escalation dei motori a 4 tempi, controbilanciata da quelli ad iniezione diretta (Efi, cioè electronic fuel injection) è stata scatenata dall’esigenza di maggior rispetto per l’ecologia, nei bacini di acqua chiusa, cui si affianca, grazie ai nuovi accorgimenti ed alle soluzioni adottate, un provvidenziale risparmio di carburante. I tradizionali fuoribordo tutto erano tranne che risparmiosi. La rabbiosa ripresa, che caratterizza i 2 tempi tradizionali, tuttora presenti al 90% sui nostri mari, era solo una palliativa panacea, rispetto a quello che si pagava dal benzinaio.
Il nome Honda, che rimarrà negli annali come l’antesignano della rivoluzione in corso, cui è assicurato sin d’ora sicuro successo, presenta anch’esso le sue novità: alla tradizionale gamma, rigorosamente 4 tempi, che andava dal piccolissimo 2 hp ai grandi 90 hp, si è aggiunto, di recente il nuovo 130 hp.
Le contromisure, non facili, da parte di tutti gli altri produttori, adagiatisi da tempo su standard tecnologici che, nonostante le apparenze, erano abbastanza antiquati, da Omc a Yamaha, da Mercury a Suzuki hanno, finalmente, dovuto decidersi a darsi la proverbiale smossa, a tutto vantaggio dei nuovi utenti, che avranno a disposizione un’ampia scelta di fuoribordo più moderni, affidabili ed economici. Ciò, anche, al momento dell’acquisto, essendo caduto visibilmente (già l’anno scorso) il cosiddetto cartello, il mutuo accordo fra le marche da rispettare tutti determinati prezzi, a parità di potenza, durato per anni.
Sono apparsi, già da alcuni anni, nella gamma di varie marche, i primi 4 tt, ma erano di derivazione Honda. Frattanto, come si è capito successivamente, nipponici ed americani, per una volta uniti in funzione anti-Honda, hanno attivato i loro centri ricerca ed ecco, quindi, finalmente, l’apparizione di qualcosa di inedito.
Oggi, uno dei fuoribordo più interessanti è certamente il nuovo Fitch della Omc (Johnson-Evinrude). A livello di ben 150 hp, con 6 cilindri a V per complessivi 2589 cc questo motore assicura i vantaggi dei 2 tempi, pur consumando benzina pura, ha un sistema di alimentazione che lavora sotto un inedito modulo Ecu (electronic control unit), che registra, tramite sensori, una serie di dati, fra cui la posizione dell’albero motore e l’apertura della farfalla del gas. Due le pompe, la seconda delle quali elettrica, che fanno giungere il carburante fino agli iniettori, controllati da un microprocessore. Risultato: meno 40% nel consumo di carburante e meno 75% nell’emissione di idrocarburi.
La Mercury, dal canto suo, non nuova all’iniezione diretta, sulle alte potenze (Efi da 150 a 250 hp), ha presentato un propulsore a 4 tt in perfetta aderenza con la normativa italiana, fermandone la potenza a 40 hp e rimanendo, in tal modo, al di sotto dei limiti di patente ed immatricolazione. Con 935 cc di cilindrata ed un prezzo di una decina di milioni, questo nuovo 40 Ept si inserisce in un’articolata gamma a 4 tt, che parte da 2 hp per fermarsi, attualmente, a 50.
E gli altri giapponesi? Mamma Yamaha fa presto ad aggiornarsi e sta per lanciare sul mercato una serie di modelli a 4 tt derivati dai motori automobilistici che fornisce alla Ford. Per differenziarsi dalla produzione tradizionale, questi propulsori avranno una livrea argentata.
Suzuki ha un proprio cavallo di battaglia nel Dt 70 4tt, che appare come il più interessante rispetto al quasi gemello 60 hp e riunisce le due caratteristiche del four stroke e dell’Efi, essendo alimentato ad iniezione.
Tohatsu, distribuito in Italia dalla Arkos, presenta i suoi primi 2 motori a 4tt, un 9.9 ed un 15 hp, accanto ad alcune novità a 2tt come il tradizionale 60 hp ed un 40 hp in versione ecologica. Novità, anche, alle minime potenze con nuove livree e due inediti: un 4 hp ed un 9.8 di soli 25 kg di peso.
La nazionale Selva gioca senza troppi complessi come Davide contro Golia. Collabora con Yamaha sul mercato Europeo, sia come fornitrice di alcuni pezzi che come utilizzatrice. Inoltre, è in joint venture anche con la storica Seagul britannica. Non c’è male, insomma. Alla gamma vastissima, controrotanti compresi, si aggiungerà un Efi, il cui congegno di iniezione di progetto italiano era esposto in vetrina a Genova, come fosse un gioiello.
Dalla Russia con amore ci giungono alcuni fuoribordo dalla linea così antica da sembrare postmoderni. Sono simpatici e dai prezzi imbattibili: il marchio è Motec e le potenze sono appena due: 8 e 9.9 hp.

I GOMMONI
Sempre più nuovi, sempre più grandi, sempre più sorprendenti. L'evoluzione dei gommoni non si arresta, ma non cancella la tradizione e le soluzioni del passato, riproponendole in contemporanea con le novità, spesso in modo originale, nell'ambito delle infinite gamme presentate dalle varie case costruttrici.
Riflettendoci, il gommone, nonostante che i modelli di punta siano chiaramente un bene di lusso, è un oggetto "democratico per natura". La migliore produzione è, infatti, rimasta quella strettamene artigianale, basata sull' incollaggio manuale dei "ferzi" di neoprene ipalon con collanti moderni e potenti, ma facilmente reperibili sul mercato. Ciò ha provocato il moltiplcarsi dei cantieri ("cantinari" compresi) ed il boom del gommone italiano, dove il tradizionale genio costruttivo-estetico nazionale ha avuto buon gioco sulla concorrenza straniera.
A far notizia è, soprattutto, il mega-mega, che ogni casa propone in versione sempre più sorprendente, sempre più vistoso, sempre più grande. L' N 90 della Lomac, entrobordo provvisto di cabina, è uno degli esempi limite di questa nuova generazione fra i cui primi attori è impossibile non ricordare nomi come Solemar o la vecchia e buona Bat, cui rimane il merito di aver additato una strada: questi gommoni non hanno nulla da invidiare ad un off-shore, la vetroresina della carena è cresciuta, spesso, fino a farli somigliare ad un grosso e slanciatissimo motoscafo, i tubolari, armoniosissimi sono, tuttavia, di diametro relativamente ridotto e rimangano parecchio fuori dall'acqua anche da fermi. Assumono, quindi, l'aspetto e la funzione di un grande bottaccio pneumatico, che mantiene la funzione di rendere morbido l'impatto perimetrale con l'imbarcazione, sia all'esterno che all'interno e continuano a fornire quella garanzia psicologica ed anche reale di incapovolgibilità (di fatto). Il tubolare, di solito, fa anche da orlo, cioè non è sormontato da alcun bordo rigido. Cosa che, in certi modelli, addirittura, avviene. In linea con la visione più tradizionale è, invece, il 740 Diving EFB, gigante della BWA. Il gommone, comunque, cerca continuamente nuove frontiere.
La più strana rimane quella raggiunta dalla gamma Blob, i gommoni senza un'oncia di gomma, perchè tutti in vetroresina. Contrariament ad ogni "teorica" previsione, la gamma Blob continua ad ampliarsi e comprende, adesso, anche il 75 Diving di m.4,46. Interessanti i modelli, impilabili", destinati ai noleggiatiori
LA NAUTICA A MOTORE
Il motore che fa businnes, grande protagonista del salone genovese come di tutte le fiere nautiche è sempre al centro dell'attenzione. Ha fatto notizia l'esordio degli scafi di oltre 30 metri, ospitati in nuovo specchio d'acqua reso accessibile attraverso un ponte mobile, situato dalla parte più esterna del riuscito marina della fiera. Una particolarità, questa, che rappresenta il maggior vanto di Genova, rispetto agli altri grandi saloni europei, che non dispongono di nulla del genere.
Pochi, ancora, gli yacht megagalattici presenti, circa una mezza dozzina fra motore e vela, per la curiosità di molti e l'interesse di qualche importante magnate. A questo livello, la cantieristica nazionale è al vertice dei valori. Ben vengano i super maxi, se portano lavoro.
I semplici maxi, lunghi fino ai 30 metri, pur sempre riservati a petrolieri e simili, affollavano, come già negli anni recenti, la banchina a ridosso della splendida passeggiata, che corre lungo il mare. Fra questi, i Ferretti si distinguevano con i nuovi modelli che sono andati ad occupare la zona alta del mercato: l' 80 e l' 80 Rph (raised pilot house, ovvero con mezzo ponte rialzato) ed il nuovo Ferretti 72, nato come evoluzione del 70. Con una serie di modelli in scala, la stessa casa presentava i nuovi e più grandi Ferretti Custom line, realizzati su ordinazione. E' quasi pronto un 94' destinato ad un committente statunitense. Ma anche gli altri nomi emergenti della grande cantieristica italiana, cresciuti mentre, purtroppo, alcuni dei vecchi entravano in crisi, erano presenti in forze, in giro per la fiera, fra il mare ed i più classici padiglioni. Fra questi, Azimut, la cui gamma spazia dall'Az 36 al 90/100 Jumbo attraverso 11 modelli, gli immancabili Riva (un peccato l'abbandono dell'Acquarama, ultimo esempio della produzione classica, surrogata, tuttavia, da alcuni cantieri più strettamente artigianali, per la gioia dei pochi amatori rimasti) ed i tanti altri tuttora operanti con successo.
IL MERCATO MEDIO
Non è easaltante che ad essere più colpita dalla crisi sia la nautica intermedia, a conferma dei duri colpi subiti dalla classe media in Italia. Anche a questo livello, tuttavia, si notava un forte attaccamento al mercato nautico ed un generale tentativo, a volte caparbio, di sopravvivenza.
Sul mercato medio, continua a crescere, ad esempio, il nome Cranchi, forse perchè ha saputo trovare un provvido volano sul mercato estero. Migliorata la qualità, ampliata la gamma, anche qui più verso l'alto. Ripetendo l'imperativo categorico "qualità a 360 gradi", la casa di Piantedo, dopo il 40', ha lanciato l'Atlantique 48, un maestoso flyingbridge dalle linee sinuose oggi alla moda, con cui è entrata spavaldamente nello yachting d'alto bordo. La nuova gamma Cranchi distingue fra sport boat, off shore class, master yacht, master cruiser, Flybridge. E' sempre possibile, comunque, navigare su un nuovo Cranchi, a partire dal delizioso Ellipse 21 Es, quanto di più moderno navighi a motore in mt. 6,51 di lunghezza.
Ilver, dopo aver lanciato i suoi "baby" Dorado e Niuma, non ha mancato di presentare una grossa novità, un 49' cui ha dato il fantasioso nome di blue Ski.
La Gobbi si apre alle barche più grandi e, con la forza dei suoi 160 addetti, sfoggia un 365 lungo m. 10,80 ed un 335 da 10,46 ancora più moderno. L'attuale ammiraglia della casa piacentina è il 44 Sport, sempre di taglio sportivo, cioè non pontato. A genova, tuttavia, è stato preannunziato, nenche a dirlo, un imminente fly con doppia guida. Il "mini" attuale è il 225 S. Occhio, infine, al fisherman 255 Fc.
La Rio di Sarnico risorge in bellezza, dopo qualche scossone, ma senza soste, presentando per la stagione '98 ben 3 novità: uno scafo aperto, il 600 Day, un nuovo cabinato da pesca, l' 800 Cabin fish ed un cabinato da crociera, il 950 Cruiser di ben mt. 10.07: c'è tutto per il big game.
Innovazioni e Progetti, detentore del marchio Acquaviva, cresce in bellezza, sia verso il basso che, soprattutto, verso l'alto.
Fra le barche più piccole, una vera pioggia di possibilità si offre agli utenti.
Il VELIERO PARLA FRANCESE
Puntuale conferma, nel settore vela, delle presenze del 96, con l'aggiunta di qualche inattesa e promettente novità. Fra gli yacht, lo strapotere deI cantieri francesi vede la soccombenza di tutti i principali nomi italiani, con la stentata sopravvivenza del Pardo e dei suoi Grand Soleil: uno sforzo, questo, che andrebbe premiato. In Italia, in seguito alla crisi ed alla disattenzione dei politici, che non hanno voluto nè saputo aiutare il settore, rimangono pochi costruttori dai piccoli numeri, che lavorano strettamente su ordinazione e qualche cantiere da "alta qualità", fra cui non va dimenticato Franchini con i suoi splendidi motorsailer. Alcuni personaggi chiave, come Andrea Vallicelli, indimenticabile progettista, sopravvivono a se stessi. Il "professor" Vallicelli, oltr che docente universitario, esegue progetti e direzione lavori su ordinazione. Sandro Bernardini, ex costruttore dei popolari Stag, continua a produrre, in Simbiosi con lo stampatore Rinaldi e presentava in fiera un 30 piedi interessante e moderno, sia pur in linea con la tradizione, il cui prezzo era una delle più accattivanti sorprese. Sopravvivono i piccolissimi ed alcuni piccoli. Piccolo, ma buono, i palermitano Politi, che ha incoraggiato, anche nuovi costruttori del capoluogo dell'Isola all'emulazione. Sono nati, così, Steda 36 e Lisca Bianca 25. Staremo a vedere.
I francesi, invece, crescono di numero, con Beneteau sempre in testa nel fare i grandi numeri, Gib Sea e Jeanneau a rincorrerlo, più il, tutto sommato, gradito ritorno di Dufour, con una gamma moderna ed estremamente interessante.
Occhio, infine, anche ai tedeschi, soprattutto con il nome Dehler, reso popolare da noi grazie alle passate performance nel Giro d' Italia a vela.
Ospite scomoda ai saloni, perchè i suoi clienti sono caraatterizzati da atteggiamente schivo e tendente all'esclusivo, preferendo solitamente le visite in cantiere e le difficili personalizzazioni agli standard propronibili in fiera, la vela cova i propositi di una mostrra esclusiva, che dovrebbe svolgersi a Viareggio e di cui esiste già il depliant. Segreto (ma non troppo) motore del tutto, il "terribile" Fabio Colivicchi, il protagonista dell' escalation che,da direttore di Fare Vela lo ha portato all'ufficio stampa federale (Fiv).


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