11 novembre 1998

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di Fabrizio Noto

S.O.S CLIMA
"La Febbre del pianeta"

A Buenos Aires, in Argentina si é discusso della cosiddetta "febbre del pianeta", il drastico aumento della temperatura dovuto all'effetto serra, che sta mettendo seriamente a rischio la soppravivenza stessa del pianeta.


Buenos Aires. Gli esperti di tutto il mondo si sono riuniti nel capoluogo argentino, città scelta simbolicamente per il suo nome, per discutere del clima e dei cambiamenti che sembrano essere in atto in questi ultimi decenni. La temperatura della terra, la cosiddetta "febbre del pianeta", va aumentando di anno in anno a causa dell’effetto serra dovuto alle ingenti quantità di gas nocivi che vengono scaricati nell’atmosfera. Gli scienziati oltre a prendere atto dei cambiamenti climatici, a volte anche catastrofici come il recentissimo uragano Mitch, e a ricercarne le cause,   cercano di mediare nuovi accordi tra paesi sviluppati o in via di sviluppo, al fine di ridurre drasticamente le emissioni.
L’11 Dicembre dello scorso anno a Kyoto, in Giappone, è stato firmato un protocollo d'intesa secondo il quale i paesi industrializzati si impegnavano a ridurre in media del 5,2% le emissioni di gas serra, in particolare CO2, o anidride carbonica, Metano, Protossido di azoto, Perfluoro carbonio, Idrofluoro carburo, Esafluoruro di zolfo. Ciò significa che l’Unione Europea dovrebbe ridurre le proprie emissioni dell’8%, e l’Italia in particolare del 6,5%, gli USA del 7%,  il Giappone del 6%. Fino ad oggi, tuttavia,  l’unico stato che ha ratificato il protocollo di Kyoto è l’arcipelago delle Figi nel Pacifico,  direttamente minacciato dall’effetto serra: l'innalzamento della temperatura potrebbere determinare anche un  aumento del livello del mare, con la conseguente scomparsa di gran parte dell’arcipelago stesso. Ma a quali rimedi ricorrere per scongiurare una catastrofe annunciata quale sembra essere la "febbre del pianeta" ?
Gli esperti e gli scienziati di tutto il globo discutono proprio di questo. Si è parlato a questo proposito di Clean Development Mechanism, ovvero accordi tra i paesi sviluppati ed in via di sviluppo, per migliorare la performance  e ridurre al contempo le emissioni.
Altra possibile linea da seguire per combattere l’effetto serra, è senza dubbio la lotta alla deforestazione. Le foreste infatti sono la migliore componente ambientale capace di accumulare il CO2, anidride carbonica,  per questo considerati i polmoni verdi del pianeta. Ciò  significherebbe invertire drasticamente l’attuale tendenza : assistiamo ogni anno alla  scomparsa dalla terra di una zona verde pari, per estensione, alla superficie dell’Austria.
A Buenos Aires si discute anche di Joint Implementation, cioè la possibilità di collaborazione tra due o più paesi, per contenere le emissioni entro certi parametri, attraverso lo scambio di tecnologie e il Know How. Il Risparmio Energetico con tecniche, politiche, e nuovi procedimenti mirati ad utilizzare in maniera sempre maggiore fonti energetiche alternative e comunque con il massimo dell’efficienza possibile. Un altro deterrente all’uso smodato di gas nocivi sono le Tasse Ambientali. In Italia si sta pensando per esempio alla Carbon Tax, e forse già con la prossima legge finanziaria vedremo aumentare notevolmente il prezzo di tutte quelle fonti energetiche considerate dannose per l’ambiente.
Le possibili soluzioni allo studio sono tante, come tanti sono i paesi coinvolti.E' probabile dunque che l’uso combinato di tutte queste misure possa accorciare i tempi, stretti se non strettissimi, per un miglioramento significativo della situazione climatica del nostro pianeta.
In caso contrario, eventi atmosferici sempre più estremi: uragani, cicloni, alluvioni, avranno cadenze ancor più vicine e fino a qualche tempo fa impensate.

Il Mediterraneo diventa sempre più caldo

La temperatura media del Mediterraneo è aumentata mediamente di 2,8 gradi. Sono questi i risultati di una ricerca portata avanti dall’Istituto di Meteorologia del CNR, dalla National Oceanic Atmospheric Administration, ovvero il servizio meteorologico degli Stati Uniti, e dall’Hadley Center, centro di climatologia Inglese.
In quest’ultimo decennio, i ricercatori hanno portato avanti la ricerca analizzando i dati degli ultimi cinquanta anni relativi alle temperature del mar Mediterraneo. Analoghi studi sono stati portati avanti per l’ Oceano Atlantico, ed anche in questo caso gli scienziati hanno riscontrato delle anomalie, chiamate in gergo "NAO" (North Atlantic Oscillation), praticamente l’equivalente del fenomeno chiamato "Nigno".
Sia il "NAO" che il "Nigno" sono stati individuati come la conseguenza delle modificazioni subite dall’atmosfera a causa dell’inquinamento. Si pensi per maggiore chiarezza, che oggi l’atmosfera contiene 360 parti di anidride carbonica per milione, quando  nel 1960 ne conteneva soltanto le 300 che si sono formate nell’arco di milioni di anni. L’aumento è stato dunque pari al 20% in appena 40 anni, ed è purtroppo la principale causa  alla base dell’incremento, sia in frequenza che in intensità, delle alluvioni che alcune delle regioni italiane hanno conosciuto di recente.