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Ancora presenti i segni della guerra, ma Orlando assicura l'interesse
comunale nei confronti dell'edificio.
MUSEO DEL MARE
Due cannoni già in esposizione

 

Sarà recuperato l'antico Arsenale della Regia marina borbonica di Palermo, una massiccia costruzione ottocentesca, che costituisce già da sola un grosso cimelio di archeologia industriale.

Lì la marina del regno delle Due Sicilie costruì molte delle proprie navi e, sempre lì, estendendosi parecchio sul lato nord, si è sviluppato l'attuale cantiere navale, oggi in mano alla Fincantieri, che rimane, pur fra alti e bassi, la maggiore industria cittadina.

L'antico fabbricato mostra, tuttora, la propria facciata in ottimo stato di conservazione, in fondo alla via Cristoforo Colombo, un largo viale che costeggia il porto dal lato settentrionale. Questa via, che un tempo era l' unica che conduceva ai borghi marinari dell'Acquasanta (dove funziona oggi il porto turistico di Marina Villa Igiea) e dell'Arenella (con la storica tonnara Florio), si esaurisce, attualmente, contro un cancello secondario del nuovo cantiere. Poco frequentato, adorno di alcuni alberi secolari e di altri palazzi antichi e di aspetto imponente, fra cui l'ottocentesca villa De Gregorio, il vecchio viale, ignorato da molti palermitani, perché rimasto fuori mano, si presta ad una possibile valorizzazione. Un'ottima occasione per il Comune di Palermo, la cui attuale amministrazione si prodiga nel dimostrare tutto il proprio interesse per il recupero di piccoli e grandi tesori cittadini.

Su iniziativa di alcuni appassionati, è nata, così, l'idea di utilizzare gli ambienti interni dell'arsenale, per adibirlo a museo etnografico della marineria o a vero e proprio museo navale.

I primi importanti reperti sono stati già individuati e messi in mostra, per una giornata, a titolo sperimentale e di buon auspicio, per la futura realizzazione dell'intero ambiente espositivo. Si tratta di due cannoni ad avancarica, ovviamente borbonici, che giacevano, miracolosamente salvi da indebite appropriazioni, in un vecchio angolo del cantiere.

L'appassionato velista Pietro Maniscalco, presidente della Associazione Mare d'epoca di Palermo, con l'aiuto dell'industriale Umberto Brucato, noto velista anche lui, si è subito preoccupato di mettere i due cannoni, lunghi circa tre metri, ma privi di ruote e basamento, in condizione di essere adeguatamente esposti ed ammirati dal pubblico. E' stata affidata, così, al cantiere Italnautica dell'ingegner Cambiano, la realizazzione di due affusti su ruote in stile.

I modelli sono stati ricavati da vecchie illustrazioni marinaresche e realizzati in legno di rovere ricavato da antiche traversine ferroviarie, che ne garantissero un aspetto vetusto e vissuto.

Nel corso della presentazione dei due cimeli, battezzati "cannoni di Palermo", sono intervenute molte delle autorità coinvolte nel recupero dell'arsenale. Per voce della sovrintendente ai monumenti architetto Di Stefano e del suo collaboratore architetto Scognamiglio, sono stati chiariti alcuni aspetti architettonici.

Si tratta di una costruzione a pianta quadrata, caratterizzata dai quattro "fornici" tuttora riconoscibili in facciata, anche se tompagnati in muratura da moltissimi anni. In pratica, sono quattro bacini di carenaggio coperti, in cui le navi trovavano interamente rifugio e venivano alate e varate con l'aiuto di cavalli da tiro. I due fornici centrali erano profondi quanto l'intero edificio, quelli laterali erano più corti ed a volta più bassa. Tutto intorno, sotto un tetto a falda, si sviluppavano i vari servizi. Al di sopra di questo grande cantiere coperto, destinato alla lavorazione, si trovava un piano "nobile", tutt'oggi riconoscibile da una lunga balconata, di cui rimane gran parte della ringhiera, che corre lungo tutta la facciata. Si pensa che fosse una grande abitazione, riservata all'ammiraglio ed a qualche ufficio.

Nell' 800, il robusto edificio ebbe, tuttavia, per molti anni, una destinazione non proprio esaltante. Venne adibito a carcere, per i condannati al remo. Nel 900, fino al '41, cioè alla vigilia della guerra, fu dato in assegnazione alla Guardia di Finanza. I bombardamenti dal mare e dal cielo, cui venne sottoposta la parte a mare della città, sono i massimi responsabili dei gravi danni, che si rilevano allo stato attuale.

Il problema è che, non solo l'edificio appare mutilato, ma che, sull'area posteriore, resa libera dai bombardamenti, l'attuale cantiere navale ha realizzato dei laminatoi. Occorrerà convincere la Fincantieri a spostarli, per operare tutti gli adeguati restauri. Un lavoro da iniziare presto dovrebbero essere, invece, le verifiche ed i saggi per liberare i grandi archi dai tompagni posticci in muratura, che, tuttavia, potrebbero aver assunto, col tempo ed a causa dei numerosi "colpi" subiti dall'edificio, un ruolo "portante". Tutto ciò ha specificato architetto. Scognamiglio, che ha anche sottolineato che in questo, come in altri restauri cittadini, la Sovrintendenza procederà, come per il passato, in base a programmi propri, indipendentemente dall'interessamento del Comune. La proprietà dell'edificio è, del resto, della Regione.

Il sindaco Leoluca Orlando ha, però, assicurato, con notevole trasporto, che il Comune ha un grande interesse alla realizzazione dell'opera, perché conta di ottenere dall' Autorità portuale e dalla stessa Fincantieri la possibilità di un avvicinamento, in quel punto, della città al mare, rendendo raggiungibile un settore storico della zona porto, sul quale insistono altri interessanti monumenti, legati alla storia della marineria palermitana, quali il Forte della Lanterna e la Chiesa della Consolazione.

Il Comune, insomma, con il muoversi delle rimanenti autorità, sarà pronto a fare con impegno quanto di propria competenza, per il successo del museo del mare e per la sistemazione dell'intera zona.


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