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Impigliata tra le maglie di una macelleria
Alla prima di Palermo un piccolo applauso saluta la protagonista, che scappa subito dopo la fine

ALBA PARIETTI

Bella lo è di sicuro, elegante anche. Brava, si piccolo schermo, non ci sono dubbi. E' sul grande che forse la rossa Alba non ha giocato bene tutte le sue carte. La Parietti è arrivata in Sicilia gonfia di grandi intenzioni, sicura di girare un film erotico sì, ma d'autore. Si è ritrovata impigliata tra le maglie di una macelleria, grondante di sangue e sesso insieme alle bistecche. Il film di Aurelio Grimaldi non è stato digerito granché dalla critica, non solo cinematografica, visto che anche i tabloid si sono scatenati. Alba ci ha rimesso, sembra, anche un fidanzato ginevrino che aveva sostituito il bel Lambert e che non era molto contento delle scene a luci rosse che la sua donna aveva girato sotto il sole siciliano. E dire che di rosso le sequenze non avevano poi tanto, visto che le scene erano più intuite e ironicamente divertite che altro. C'è la Parietti nuda sotto la doccia, c'è l'altra scena del famoso massaggio all'amica, c'è la disgraziata sequenza dei diciassette minuti diciassette, di sesso, strombettati ai quattro venti da ufficio stampa e regista. Ma in fondo, parecchie delle situazioni sono talmente paradossali che fanno ridere anche i benpensanti.

Quando l'anno scorso girò la notizia di un film erotico con Alba Parietti in fase di riprese a Termini Imerese, i cronisti bivaccavano dietro la porta dell'Hotel delle Terme o ai margini della roulotte che ospitava l'attrice. Si volevano a tutti costi le immagini della bella signora in versione osé, ma i fotografi si dovettero accontentare di una Parietti con caschetto nero, al posto dei riccioli ramati, e con vestito japonaise abbottonato sotto il collo, che mostrava le forme lietamente procaci della signora. Le immagini fecero il giro dei giornali, in coppia con la foto dell'attrice arrampicata, come una delle nostre donne di ieri, di traverso su una lambretta, aggrappata ad un baldo giovanottone della Vucciria (non si è saputo in seguito se il giovanotto in questione abbia venduto ad altri le memorie dell'incontro).

Ma il film non era tutto lì, anzi: si cominciò a vociferare di scene ardenti girate tra le pietre porose delle Terme, di un romanzo, quello di Alina Reyes, gonfio di righe scabrose che la Parietti interpretava con impegno. L'attesa cresceva, in un'intervista l'Alba nazionale metteva le mani avanti, iniziava a parlare di film d'autore. Ma sotto c'era la firma di chi aveva girato "Le Buttane" o "La discesa di Aclà a Floristella" e che adesso si appresta a mettere le mani su un'altra storia rovente, stavolta sul tema dell'omosessualità e del rapporto tra due donne. Era difficile che venisse fuori da "Il macellaio", un lungometraggio d'autore. E così è stato, nel film ci sono troppe cose appena accennate con la paura di ferire, e altrettante sbandierate dove ce ne era il bisogno. Le scene di sesso sembrano girate da protagonisti prestati per l'occasione, la cinepresa vaga senza colpo ferire tra Alba e Miko Manjlovic (l'interprete di "Underground" di Kusturica).

Sotto gli occhi resta lei, la Parietti, bella come non mai, elegante e delicata, che sembra stare lì senza entrarci nulla. E dire che l'attrice "dello sgabello" ci aveva creduto parecchio nel lungometraggio e, questo lo si deve riconoscere, non è mai tornata sui suoi passi, difendendo sia il film, che il regista, che il suo lavoro di interprete.

Fino alla fatidica sera dell'anteprima palermitana quando il pubblico accorso pretendeva un film erotico. Sì, erotico, non neghiamolo, suvvia, eravamo tutti lì per criticare un lungometraggio a luci rosse. E quando alla fine la delusione si leggeva sui visi di tutti, quando un piccolo, ma proprio piccolo applauso ha accolto il finale, allora sì che la Parietti si è arrabbiata e non è restata neanche un minuto a ringraziare il pubblico. Peccato, non tanto per il pubblico, quanto per la signora che merita che la si impieghi in ben altre sceneggiature, in film che abbiano il coraggio di chiamarsi film, che mettano in luce gli interpreti senza oscurarli tra cosce e bistecche.


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