IL TEATRO MASSIMO
Si spezza l’incantesimo, si riaccendono le luci

di Natasha Vidar
foto Tullio Puglia

Anche se solo in apparenza, anche se sprofondato nelle polemiche e sommerso dalle indagini giudiziarie, il Teatro Massimo è tornato a splendere. Dopo ventitrè anni di ingiustificata chiusura, completato o no, i palermitani potranno se non altro tornare a godersi il loro Teatro, il grande monumento per la lirica racchiuso nel cuore della città.Considerato uno dei più bei palcoscenici d’Italia, insieme al Carlo Felice di Genova e La Scala di Milano, il Massimo risplende
anche tra i teatri europei - è il terzo più grande dopo l’opera di Vienna e Parigi - grazie alla raffinata architettura corinzia tardo ottocento, opera del grande architetto siciliano GiovanBattista Filippo Basile.Un teatro all’avanguardia con un palcoscenico a piani mobili che, con quindici metri di sottopalco, dà la possibilità di allestire più di uno spettacolo alla volta. Un teatro costruito con una splendida acustica e soprattutto con una precisione minuziosa, quasi fosse una macchina. Un teatro all’avanguardia con un palcoscenico a piani mobili che, con quindici metri di sottopalco, dà la possibilità di allestire più di uno spettacolo alla volta. Un teatro costruito con una splendida acustica e soprattutto con una precisione minuziosa, quasi fosse una macchina. "Basile aveva pensato a tutto nei minimi particolari", spiega l’architetto Gianni Crivello, uno dei tre direttori dei lavori responsabili del restauro, "ogni cosa é al suo posto, studiata con immensa meticolosità. E’ stata proprio questa una delle grandi difficoltà del restauro, entrare fino in fondo nel pensiero del grande architetto palermitano".
Sono passati ventitré anni da quando, nel febbraio del 1974, venne rappresentato il "Nabucco", opera con la quale i riflettori del teatro si spensero e il sipario calato per un buio ventennio. Doveva essere una chiusura tecnica di "soli otto mesi", il tempo di adeguare il Massimo alle ultime normative antincendio. Invece si sono alternati una ventina di sindaci, sono scomparsi i miliardi, sono state costruite mostruose scale in cemento armato e solai in acciaio. "Nel corso degli anni sono stati molti gli interventi di restauro di architetti che non si sono posti alcun rispetto per il teatro", puntualizza Gianni Crivello.
Certo, il 12 Maggio il Massimo di Palermo ha riaperto come sola "sala per concerti". Per le rappresentazioni d’opera bisognerà attendere il 1998, data prefissata dal Comune per la riapertura alla lirica. Solo allora i critici, forse, esulteranno.
I lavori da completare certo non mancano: si devono completare gli impianti per la scena, collaudare tutti i piani mobili del palcoscenico, i locali tecnici di piano terra. Poi ci sono da rifinire le dorature dei loggioni di terzo, quarto e quinto ordine in modo da aprire il teatro a tutti i 1500 spettatori , anziché i 650 attuali. C’è anche da rifinire il foyer e tante altre sale e salette minori.
Gianni Crivello si affaccia dallo splendido palco reale e osserva il Teatro, un teatro che, dopo tre anni di intenso lavoro, oggi un po’ gli appartiene. La sala è pronta, i bouquet di fiori al loro posto, l’illuminazione al collaudo finale. Il direttore dei lavori è ottimista: "il grosso è alle nostre spalle", dice mostrando le dorature restaurate, le poltrone di Ducrot ricoperte dai nuovi velluti rosso cremisi, i vetri rosati delle lampade di Murano fatte rifare per sostituire quelle mancanti. "Vede, non abbiamo modificato nulla ma piuttosto utilizzato tutto ciò che abbiamo trovato. Le uniche scelte difficili riguardano opere fatte da chi è entrato prima di noi facendo interventi, in cemento armato, reversibili solo con l’abbattimento", spiega.
Tra i corridoi si aggirano ancora operai, tecnici e restauratori tutti al lavoro. Sono prevalentemente siciliani, legati a filo doppio da una causa comune. "E’ stata un’esperienza affascinante", dice Crivello, "improvvisamente ci siamo ritrovati una squadra unitissima spinta dalla voglia di esserci, dal desiderio di completare una missione, di vincere le cattive lingue e fare, ad ogni costo, riaprire il teatro Massimo".
Così un po’ per volta, sono venute alla luce anche alcune sorprese come un soffitto in legno e cotto adornato con dei rosoni, probabilmente ricoperto da qualcuno a cui non era piaciuto e adesso riportato alla luce. O una pallottola di piombo ritrovata dentro una trave. Piccoli misteri sepolti dal silenzio.
All’esterno è stata tolta la patina di sporco che ricopriva la pietra di tufo con impacchi di carta e argilla che hanno riassorbito lo sporco, restituendo alla pietra il suo colore giallo ocra originale.
I palermitani oggi si fermano a Piazza Verdi, quasi in pellegrinaggio, alla riscoperta di un monumento, un’opera d’arte che per ventitré anni gli era stata negata. Lo osservano incantati. Adesso, non dovranno far altro che imparare a riappropriarsene.

La Storia
di Laura Nobile
Foto Tullio Puglia

La storia del tempio lirico palermitano, dall’istituzione del concorso per la sua progettazione nel 1864 fino alla data della sua chiusura (1974), è una storia profondamente "nostra", siciliana e palermitana, ricca di difficoltà reali e illusorie, di pastoie burocratiche e politiche e, non ultime, di leggende misteriose e vagamente inquietanti. Attorno al 1882 infatti, la "maledizione" di una monaca, la cui sepoltura sarebbe stata violata dalla costruzione del nascente teatro, che stava per sorgere proprio sull’area di due soppressi
monasteri, di S.Giuliano e delle Stimmate) fu ritenuta una delle concause che avevano fin d’allinizio interrotto i lavori del teatro e che ne avrebbero irrimediabilmente compromesso l’ultimazione...Un passo indietro di circa 120 anni ci riporta all’inizio della storia. La costruzione del teatro fu iniziata il 12 gennaio del 1874, ben sette anni dopo l’assegnazione all’architetto G.B. Filippo Basile del progetto per la costruzione di un grande Teatro a Palermo. Testimonianza questa, del profondo desiderio di adornare la città di teatri monumentali e della forte passione per il teatro che animava i palermitani del tempo. L’annosa questione del teatro Massimo ha origini molto lontane nel tempo: già nel 1882, infatti, i lavori vennero sospesi, vennero poi ripresi nel 1889 e non furono completati, prima del 1897.Il Basile, autore del progetto nonchè direttore dei lavori, non vide completata la sua opera: morendo, nel 1891, lasciava la conclusione del monumento al figlio Ernesto. In quello stesso anno il sipario, dipinto da Giuseppe Sciuti con la raffigurazione del corteo di Ruggero il Normanno che si avvia all’incoronazione, si apre per la prima volta sul Falstaff verdiano. Sul podio era il direttore napoletano Leopoldo Mugnone e ad Arturo Pessina era affidato il ruolo principale.
Da quella data il teatro, una costruzione monumentale assolutamente dominante la piazza che lo ospita, terzo in Europa per la sua ampiezza dopo quelli di Parigi e Vienna, ha regalato alla città prestigiose stagioni liriche e sinfoniche. Il Massimo rimane per più di settant’anni, nonostante le temporanee chiusure, il luogo di convegno privilegiato, per assistere alle grandi manifestazioni musicali cittadine e l’occasione di sfoggiare toelettes costose e sempre nuove, all’insegna della componente mondana che rendeva il teatro d’Opera una brillante vetrina di moda.
Risale al gennaio del 1974 la rappresentazione dell’ultima opera in cartellone: il Nabucco di Verdi eseguita, per quell’occasione, in forma di oratorio, a causa di "urgenti lavori di ammodernamento" necessari per il teatro. Un incendio scoppiato al cinema Statuto di Torino rese necessario, anche per il nostro teatro, l’adeguamento alle nuove norme di sicurezza. La storia dei lavori, dei restauri, delle modifiche e degli ammodernamenti del Teatro Massimo sembra guidata da un incantesimo di difficile soluzione, che dilata all’infinito i tempi previsti e precipita velocemente il teatro in uno stato di pressocchè totale abbandono. Si spengono le luci del grande teatro cittadino e la chiusura, da temporanea, diviene definitiva.
Già dallo stesso anno della chiusura, la stagione lirica ufficiale venne ospitata dal teatro Politeama Garibaldi e lo è ancora oggi. Questo luogo, pur opportunamente restaurato, ha mantenuto taluni problemi logistici e acustici derivanti da un’originaria destinazione "polivalente" del suo spazio, che era riservato ad uno svariato genere di spettacoli, da quelli di circo equestre all’operetta, alla prosa, fino alle stagioni liriche e ancora, ad esecuzioni di concerti orchestrali e corali.
Tuttavia questo spazio ha permesso una sia pur ideale continuazione del ruolo espresso dal teatro lirico cittadino, se non nella sua funzione di "centro" simbolico della città, almeno in quella di continuare ad offrire la possibilità di vivere l’emozione della grande musica melodrammatica.
Siamo arrivati alla conclusione, speriamo definitiva, della dolorosa vicenda della chiusura del teatro lirico, apertasi come una ferita nel cuore della nostra città e nella coscienza dei suoi cittadini.
Adesso, dopo ventitrè anni di silenzio, la musica ritorna al teatro Massimo di Palermo: il 12 Maggio il concerto di inaugurazione per la sua riapertura ha visto esibirsi il Coro e l’Orchestra del Teatro diretti da Franco Mannino, in brani del repertorio operistico italiano, e ha avuto come ospiti prestigiosi i Berliner Philharmoniker diretti da Claudio Abbado che hanno eseguito la Prima e la Terza Sinfonia di Brahms. Inoltre, per evitare che il concerto di inaugurazione resti un evento concluso in se stesso, l’Ente Autonomo Teatro Massimo ha presentato un ciclo di sei concerti che prenderà avvio subito dopo la riapertura e si concluderà il 27 dicembre.
Certi che ventitrè anni di silenzio non abbiano spento l’entusiasmo e il desiderio dei palermitani di rientrare e riappropriarsi del loro teatro, ci auguriamo che l’evento della riapertura e il seguito di manifestazioni musicali che verranno, possa corrispondere effettivamente all’idea che ha ispirato il pittore Tullio Pericoli per il nuovo manifesto del Teatro Massimo: un teatro che diventa protagonista di se stesso restituendosi alla città, un teatro che, riaprendosi, si mette in scena come rappresentazione e spettacolarizzazione di se stesso, "segno di un altro inizio, senza dimenticare la storia".
La nostra speranza - altrettanto ambiziosa - è che il teatro torni ad essere nuovamente un punto di riferimento fondamentale per una città che riconosca nella musica un grande momento di aggregazione culturale e di profonda emozione collettiva.

12 maggio 1997 riapre dopo 23 anni di silenzio IL TEATRO MASSIMO DI PALERMO inaugurando LA STAGIONE SINFONICA MAGGIO-DICEMBRE 1997

Il Teatro Massimo ha riaperto le sue porte lunedì 12 maggio: questa data, da considerare storica dopo 23 anni di chiusura, segna anche l’inizio della stagione sinfonica del teatro palermitano, che seguirà immediatamente il concerto inaugurale e che si concluderà a dicembre.
Per lo spettacolo inaugurale del 12 maggio il concerto ha avuto inizio con l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo diretti rispettivamente dal compositore palermitano Franco Mannino e dal maestro del Coro Fulvio Fogliazza, su musiche tratte dal Nabucco e da I Vespri siciliani di Verdi, dalla Norma di Bellini, da L’amico Fritz di Mascagni, da Madama Butterfly di Puccini, dall’ Adagio dell’Innocente (omaggio a Luchino Visconti) dello stesso maestro Mannino e dal Guglielmo Tell di Rossini. La serata è proseguita poi con il concerto diretto da Claudio Abbado che con la Berliner Philharmonisches Orchester hanno eseguito la Prima Sinfonia in do minore op. 68 e la Terza Sinfonia in fa maggiore op. 90 di Brahms.
Al concerto inaugurale faranno seguito i sei concerti in cartellone per la prossima stagione sinfonica che partirà il 16 maggio prossimo in occasione del centenario dell’inaugurazione del teatro e che si chiuderà il prossimo 27 dicembre. Il primo concerto in cartellone prevede l’ascolto della Seconda Sinfonia di Mahler in do minore; per il secondo appuntamento verrà riproposto quasi interamente il programma del concerto inaugurale: unica variazione la Settima Sinfonia in la maggiore op. 92 di Beethoven. Dello stesso compositore anche i brani del terzo concerto in programma: "Ah perfido!" op. 65, e la Nona Sinfonia in re minore op. 125. Schubert con la Sinfonia n. 7 ("Incompiuta") in si minore D 759, e Mahler con la Prima Sinfonia ("Titano") in re maggiore, saranno i protagonisti dell’evento successivo. Per il penultimo appuntamento musicale verranno proposti: Variazioni su un tema di Haydin op. 56 di Brahms, La valse di Ravel, Pavane di Fauré e la Quinta Sinfonia in do minore di Beethoven. La stagione si chiuderà con le Variazioni concertanti di E. Sollima, con la Sinfonia n. 41 in do maggiore K. 551 di Mozart e con la Quarta Sinfonia in re minore op. 120 di Schumann.
In questa occasione, inoltre, l’Ente Autonomo Teatro Massimo si avvale di una nuova biglietteria elettronica all’interno del foyer al fine di razionalizzare l’emissione dei biglietti. Tale sistema automatizzato permetterà, infatti, grazie ai monitor collocati per ogni cassa, di visionare i posti liberi, prenotati o venduti, agevolando così il pubblico.
I turni disponibili per assistere ai concerti sono stati previsti in numero di 5: Turni A (Prime), B (week-end) ed E serali; ed infine Turni C e pomeridiani.
Si calcola che da maggio fino alla fine di dicembre circa 22.000 palermitani potranno rivedere o vedere per la prima volta il loro grande storico teatro.