IL RESTAURO
LA SUA STORIA

Lo Stabilimento, costruito nei primi del ‘900, era stato ideato per una Mondello decisamente diversa da oggi, ce la racconti.
Quando venne progettato e costruito lo Stabilimento, Mondello era stata risanata da poco. Come molti sapranno, originariamente questo paesino era una palude, abitata in tutto da 4000 persone, in maggioranza pescatori, quasi tutti malati di malaria.
Il risanamento idraulico di Mondello, avvenuto tra il 1890 e il 1900, fu opera della Real casa; la società Les Tranvays de Palerm  solo in seguito ha avuto in concessione tutta la località di Mondello. Con la legge del 1910 i terreni della piana di Mondello furono alienati ed acquisiti da una società palermitana che a sua volta la cedette alla società la società Les Tranvays de Palerm. Tale società fu istituita a Bruxelles intorno al 1906 con lo scopo di realizzare delle linee tranviarie che portavano da Palermo alle borgate vicine. Di queste linee quella fondamentale univa la stazione centrale di Palermo con Mondello, circa 28 Km.
Nel 1911 fu fatta una convenzione tra il Comune di Palermo e la società la società Les Tranvays de Palerm, che aveva lo scopo sia della costruzione di queste linee tranviarie che della valorizzazione della città di Mondello. Fu presentato un piano regolatore, che è sempre quello in vigore nelle linee fondamentali, che prevedeva di costruire una città dello svago, una località balneare sui modelli delle località balneari sorte in tutta Europa. Bisognava dunque costruire un hotel, uno stabilimento balneare, un kursaal, 300 villini, una chiesa, una piazza, le alberature, le fognature e tutti quelli che sono gli accessori di una vera e propria città. Lo Stabilimento è una delle tre opere più importanti ma il kursaal non fu mai realizzato, e l’hotel, che sarebbe il Palace, fu realizzato molto più tardi, nel dopoguerra intorno agli anni ‘50, con un disegno fatto dall’architetto Caracciolo.
Alla società la società Les Tranvays de Palerm fu anche concessa la vendita dei terreni ed addirittura dei villini costruiti dalla stessa società, le ville Liberty ancora esistenti, la cui progettazione fu affidata ad architetti siciliani come Salvatore Caronia Roberti e Mineo.
Lo Stabilimento nato su un progetto della società la società Les Tranvays de Palerm fatto dall’ingegnere Rodolfo Stualker fu realizzato in cemento armato, a differenza di quelli che venivano costruiti nelle altre città balneari europee fatti su palafitte in legno e che oggi ovviamente non esistono più.
Il cemento armato, sebbene fosse già in uso, era comunque una tecnica molto innovativa soprattutto per opere che stavano nell’acqua .
La società la società Les Tranvays de Palerm portò progresso alla città di Palermo, oltre alle linee del tram costruì la prima centrale elettrica e Mondello fu una delle parti della città di Palermo ad avere per prima la luce. La centrale elettrica diede luogo alla formazione della SGES che provvide all’illuminazione di Palermo fino a che non fu costituita l’ENEL.
La guerra ha inevitabilmente portato lontano gli interessi della società  dalla Sicilia. Questo ha determinato un cambiamento alla struttura della società ma va riconosciuta la lungimiranza e il mecenatismo dei maggiori azionisti della società la società Les Tranvays de Palerm nel rinnovare e ristrutturare lo Stabilimento. L’ingegnere Vincenzo Castellucci, direttore dei lavori del restauro, ha partecipato attivamente e con grande entusiasmo rendendo possibile le soluzioni progettuali individuate.
La vita dello Stabilimento ha subito incredibili variazioni nel corso degli anni.
Inizialmente ebbe una vita straordinaria, infatti non fu realizzato il kursaal, che sarebbe servito per le feste e per il gioco, perché feste e ricevimenti si tenevano allo Stabilimento che era un grande salotto mondano della società palermitana. A Mondello esistevano contemporaneamente una serie di attrezzature sportive di livello internazionale, c’era un campo di golf, si facevano le prime partite di quello che oggi chiamiamo pallanuoto ma che allora era il water polo, le gare motonautiche organizzate dai Florio, i campionati di tennis. Era un posto molto importante per quel che riguardava gli avvenimenti sportivi. Lo stabilimento di Mondello, prestigiosissimo, fu inserito nelle guide del Touring tra i centri italiani per lo svago più importanti, oltre a Viareggio, Venezia, Rimini, Riccione, Santa Margherita Ligure, Sorrento, Capri e Taormina.
Con il tempo effettivamente decadde moltissimo, perché a partire dagli anni ‘40 sino a tutto il periodo del dopoguerra subì una serie di trasformazioni che lo deturparono. Fu eliminato tutto l’apparato iconografico ed uniformato nei colori, furono aggiunte delle parti che gli fecero perdere il carattere formale che aveva prima ed anche l’arredamento interno venne cambiato. Inizialmente, quando venne inaugurato nell’agosto del 1912, l’arredamento era di mobili di Ducrot disegnati da Basile, di grande prestigio. Questi mobili sono stati ritrovati in un magazzino e si sta provvedendo al restauro al fine di poterli rimettere al loro posto. Tutto questo, con il cambiare della società, dei clienti e delle persone che lo frequentavano è decaduto, fino a ridursi ad una cosa di poco conto. Sono cambiate le classi sociali, è decaduto sia per il rapporto al tipo di cliente sia nella competizione con le stesse cabine in legno e si ridusse solo all’utilizzo del ristorante.
Dal progetto originario ad oggi quali sono stati i cambiamenti avvenuti?
Ci sono cartoline e fotografie che testimoniano che inizialmente la passerella centrale non c’era, due scale unite ai bracci laterali permettevano l’accesso allo Stabilimento.

Il corpo aggiunto delle cucine non faceva parte del piano originario, infatti è stato tolto. Le cabine dei primi del secolo erano molto attrezzate, al loro interno si poteva trovare perfino il cava stivale. Affinché le donne potessero scendere in acqua, al riparo da sguardi indiscreti, c’era anche una botola all’interno delle cabine. Inoltre lo Stabilimento era per uomini e per famiglie, una donna da sola in un club faceva scandalo.
All’interno non è stato possibile ripristinare il salone a due piani. Originariamente il piano di sopra non esisteva era tutta altezza ed i lampadari, che sono quelli originari, piovevano da questo spazio vuoto per illuminare l’immenso salone. Alcune modifiche irreversibili fatte nel tempo hanno reso questo lavoro impossibile; comunque ritengo che, per la funzionalità di oggi, la sala del primo piano, usata per i congressi è bellissima e offre uno scenario incantevole.
Com’è stato fatto il restauro?
E’ un restauro scientifico, creativo e nello stesso tempo funzionale. Ci siamo proposti di rinnovare lo Stabilimento e di presentarlo con una nuova veste adeguata alla società contemporanea, pensando ai giovani che vanno al mare e hanno bisogno di attrezzature sportive per la vela o altri sport marini. Ecco perché le zone collaterali allo stabilimento con le cabine si sono trasformate in strutture che servono ad accogliere i giovani e a soddisfare le esigenze che essi esprimono. E’ importante sottolineare che questa trasformazione è avvenuta nel rispetto assoluto di quelli che sono i valori originari e fondamentali della costruzione.
Abbiamo salvato e mantenuto alcuni dettagli originari come i numeri sulle cabine, le maniglie, le porte; in apparenza, sotto certi aspetti non è avvenuto nulla tranne sulla funzionalità che invece è stata innovata per far si che l’edificio possa accogliere le attività sportive nelle necessità dei giovani e nello svolgimento che queste attività hanno oggi.
La parte centrale è molto importante, essa ha avuto un restauro scientifico e creativo. Ho cercato di comprendere quelle che erano le espressioni che erano state date dall’ingegnere Stualker nella progettazione fatta negli anni 10 e ho trovato tutte le decorazioni e tutti i colori che erano stati adoperati, li ho ripristinati in questa decorazione nel loro aspetto originario, testimoniato anche da alcune parti rimaste nascoste e coperte da altre strutture aggiunte che ne hanno consentito una più duratura conservazione.
L’architetto Burzotta ha criticato la scelta dei colori.
I colori sono stati conservati dalle aggiunte che erano state fatte che, essendo state attaccate alla costruzione precedente intorno al 1930, avevano coperto i colori originari. Una volta eliminate le parti aggiunte sono venuti fuori i colori dell’epoca. Il restauro é scientifico proprio perché riprende quei colori. Sono convinto che per molti anni resisteranno grazie ai materiali utilizzati, anche se l’edificio subisce inevitabilmente un’alterazione e corrosione dagli agenti atmosferici e dalla salsedine.
Secondo lei qual’è il valore simbolico attribuibile a questi colori così forti?
Con i colori sono stati rimessi in luce i mostri marini che non sono lì per caso. Essi sono i guardiani degli abissi marini dov’è custodita la conoscenza che è consentita solo agli arditi, a coloro che osano. Ecco perchè i mostri marini digrignano i denti, bisogna rischiare e non temere la sfida per vincere il mare e per arrivare ai suoi abissi dov’è custodito il tesoro.
Il rosso che scende giù dall’edificio che si presenta come un ventre ferito dal quale cadono queste gocce di sangue lo attribuisco al divieto, ma anche al rischio e alla passione delle persone che vincono delle battaglie importanti. I mantelli rossi sono quelli degli imperatori, dei Cardinali, è un colore vincente. Il giallo, che é invece luminosissimo, è il colore del sole, indice della salute e della salubrità, Salus si chiamava lo Stabilimento. Era scritto sul fronte verso il mare. Il blu delle mattonelle è il colore freddo del fondo marino.
La simbologia dei colori si ripete anche nei mobili originari che erano e saranno restaurati in giallo, rosso, blu e bianco. Sono mobili di serie che faceva Ducrot su disegno di Basile, con colori che si chiamavano serie carretto siciliano del 1906 che sono proprio quelli dalle tinte forti tipici dei carretti siciliani.
Quale ritiene che sia il valore artistico dell’opera che sta restaurando?
Ritengo che sia un’opera molto affascinante per ciò che rappresenta. E’ come sfogliare un libro o osservare un quadro di un orientalista. Non è un liberty, é una costruzione nata in un periodo in cui vi era una grande attenzione emotiva verso l’oriente per il mistero e il fascino che dipanava. Era un momento magico nel quale l’oriente cominciava ad entrare nell’occidente.
L’orientre portò la cultura della solarità, talvolta misteriosa ma fantasiosa, piena di simboli da scoprire come il drago, il mostro marino ed altri che sono tipici di quella cultura che incantò l’intero campo dell’arte dei primi del secolo, dai pittori agli scrittori. Questa corrente veniva appunto chiamata degli orientalisti. E’ proprio per questo motivo che, ad opera completata, vorrei inserire dei dettagli o ricreare uno spazio che in qualche modo possa ricordare l’oriente così come ci é stato raccontato da Camus e da altri scrittori del tempo.
Palermo é un cimitero di monumenti, palazzi, chiese e teatri in attesa di restauro. Lo Stabilimento di Mondello ed il Teatro Massimo potrebbero essere l’inizio di un più grande progetto da portare a termine. Come immagina il ripristino del centro storico di Palermo?
Vorrei che fosse un ripristino non mummificato, l’arte non va solo guardata ma anche vissuta. Le case del centro storico devono essere fatte per gli uomini del 2000, così come lo Stabilimento deve essere fatto per i giovani del 2000 (non posso ripristinare i buchi nelle cabine, sarebbe un’operazione stupida). Non faccio un restauro perché ci ritorni la nobiltà ma per la società di oggi che é cambiata ma che deve avere il rispetto di un’ opera che non sarà un monumento eccezionale, ma é comunque di grande interesse e valore storico-artistico.
Ecco perché restauro scientifico creativo, bisogna dare quel di più affinché il restauro del centro storico di Palermo possa essere anche utile. Un centro storico da vivere e non solo da osservare.
Per esempio J. M. Pei ha conservato ma anche innovato profondamente il Louvre di Parigi, il museo non è un feticcio, si va al museo per viverlo, é questo il messaggio che dovremmo comprendere.